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Terza lettera alla zia Costanza
“Io attendo sempre che il Signore mi apra la via”




Il prof. Roasenda era stato trasferito dal Liceo di Tolmino (GO) a quello di Pinerolo (TO) il 25 luglio 1929 e, in seguito a regolare concorso, era stato promosso Ordinario di lettere greche e latine. Aveva appena 23 anni. Questa lettera risale alle prime esperienze dell’insegnamento nelle classi liceali di Pinerolo. Vi si recava in treno da Torino, dove risiedeva la sua famiglia, che, - come afferma lui stesso – lo circondava di mille premure. La zia Costanza, alla quale è diretta la lettera, viveva con la famiglia a Cuneo.
Si avverte subito il suo innato senso cristiano che lo spinge a testimoniare la sua fede tra alunni e colleghi. Il giovane prof. Si chiede: Cosa sarò? E la risposta che si dà è rivelatrice del futuro Padre Mariano: “Che cosa sarò? Io non ne so niente oggi: questo però il Signore vede: che io intendo dedicare tutta la mia vita (come vorrà Lui e dove vorrà Lui) per il bene delle anime. Credo che non ci sia da esitare: è la vita più bella, più consolante, più nobile e attuabile in qualsiasi stato”.
R. C.

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Viva Gesù!

[Pinerolo, 13 gennaio 1930]


Carissima Zia,
II mio più che lungo silenzio (che spero mi perdonerai) è dovuto oltreché ad un po’ di pigrizia, a molte cose che sto facendo.
Anzitutto ti dirò che a Pinerolo mi trovo assai bene per allievi e colleghi. Di più non potrei desiderare. Spero sopratutto di fare un po’ di bene in mezzo ai giovani. Con qualche collega speriamo di fondare un gruppo Eucaristico per riunirci nei momenti liberi a fare un po' di adorazione al Signore.
Io non ti potrei dire di quante benedizioni celesti mi colma ogni giorno il buon Gesù: sento la Sua mano dolcissima che mi guida e lascio fare a Lui… Sono tanto contento di poter far del bene in mezzo ai giovani e ce n’è bisogno nella scuola ove per tanti anni si trascurò il Signore! Vado e vengo da Torino e ciò mi diverte assai.
A Torino mi occupo un pochino del Circolo: è cosi bello parlare ai giovani di Gesù e del Paradiso! Certo che noi possiamo parlare di questo continuamente a tutti col nostro contegno, col nostro sorriso (riflesso della felicità che ci attende), ma è pur bello cantare espressamente le dolcezze della fede…
I miei, tutti bene e mi vogliono un gran bene, circondandomi di mille premure.
Io attendo sempre che il Signore mi apra la via che vuole percorsa da me: questo periodo di attesa, ti confesso che mi serve immensamente per purificarmi (ne ho tanto bisogno ancora e sempre!) e rendermi così meno indegno di quanto il Signore crederà di darmi.
Che cosa sarò? Io non ne so niente oggi: questo però il Signore vede: che io intendo dedicare tutta la mia vita (come vorrà Lui e dove vorrà Lui) per il bene delle anime. Credo che non ci sia da esitare: è la vita più bella, più consolante, più nobile e attuabile in qualsiasi stato.
Siamo sempre apostoli e non avremo speso invano la nostra breve o lunga giornata. Sopratutto la vita vissuta in atto d'amore continuo sia quella che ci purifichi dalle immancabili e provvidenziali (ci fanno restare umili) debolezze e cadute. Come bambini, sempre, nelle braccia di Gesù!
Zia cara, voglimi sempre bene e così ne voglio a te e alle zie che ricordo sempre e so occupatissime.
Prego sempre, poco, ma tutti i giorni perché il Signore ti dia la gioia di allevare santi i figli tuoi che bacerai da parte mia.
Baci a Zia Anna, Gina e Zio Camillo
Tuo aff.mo in Gesù nipote Paolo

P.S. — Una preghiera speciale ti chiedo per un’iniziativa che vogliamo avviare (di bene) tra colleghi e alunni. Te ne parlerò poi.


Paolo Roasenda
insegnate a Tolmino

Paolo Roasenda
insegnate tra i suoi alunni