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Atei, simpatia e catena di Sant'Antonio




Nota Tre domande e tre risposte: 1. E’ opportuno sposare un ateo? Risposta: Sì, ma… 2. L’antipatia è peccato? Risposta: sì se la coltivi. 3. Che fare della catena di Sant’Antonio? Risposta: stracciarla.

Queste tre domande furono poste a P. Mariano nel 1965. Allora si poneva il problema dell’amore che poteva nascere tra atei e credenti. La risposta di p. Mariano conserva il suo valore di consiglio e di prudenza anche quando si tratta – oggi il caso è frequente – di sposare presone di altre religioni: buddisti, ebrei, musulmani…

La simpatia e l’antipatia non sono né peccato né virtù, lo diventano quando entra in ballo la volontà.

La terza domanda riguarda la catena di Sant’Antonio: una lettera anonima da moltiplicare e spedire, pena chissà quali minacce. Una cosa che è dura a morire, come tutte le superstizioni. Vale sempre il consiglio: stracciare quella lettera.

R. C.

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1. Si è innamorata di un ateo

"Mia figlia si è innamorata di un giovane buono e onesto, ma, purtroppo, ateo. I due si fidanzeranno presto. Io non so come comportarmi. Devo favorire questo amore o contrastarlo? Mia figlia, per tranquillizzarmi, mi ripete sempre: " Sono certa, mamma, che prima del matrimonio io lo riporterò alla fede". Sarà possibile? E, in caso negativo, che cosa pensare del loro matrimonio?”. (L. G. di Padova).

Il matrimonio è l’unione indissolubile di due esistenze. Perché questa unione non sia solo giuridica, ma di cuori e di menti, occorre che - pur attraverso le inevitabili disparità di temperamenti, caratteri, gusti - ci sia almeno una certa concordia sui problemi fondamentali: in primis, quindi, sul problema religioso. L'esperienza quotidiana dimostra che matrimoni fra credenti e non credenti, raramente danno risultati di serena pace e concordia. La fede e l’ateismo, se sono vere convinzioni, raramente rimangono oziose: quanto più i due si amano tanto più cercano di portare l’altro alla fede o all'ateismo, e cioè a quella interpretazione del mondo che ritengono la vera e la buona, ossia alla propria convinzione.

Di qui - quando non ci sia un animo superiore o una educazione che porti al rispetto delle convinzioni dell'altro - incomprensioni, litigi, disunione. Anche nel caso ottimistico del rispetto reciproco, rimane sempre una lacuna dolorosa: la mancanza di quella simpatia spirituale (per dirla alla greca) che porta a “sentire insieme” sul perché dell'esistenza che pure insieme si deve condurre.
Ma l'urto più doloroso si verifica quando, venendo dei figli, bisogna, insieme, affrontare il problema della loro educazione.
L'educazione esige principi, idee e se questi e queste sono contrastanti...quali si sceglieranno? Religione o no? L'educazione dei figli è il banco di prova della vera o fittizia unione dei cuori di papà e mamma.
Ciò premesso, direi alla mamma di Padova che, se vuole veramente il bene di sua figlia, è doveroso per lei - più che contrastare un amore, che, se è sincero, non è facile e non è neppure bello contrastare - parlare in termini estremamente chiari a “lei” e a “lui”, perché, non all'oscuro, ma con chiara consapevolezza - qualora ”lui” non giungesse alla fede prima del matrimonio - sappiano affrontare i rischi che una vita in comune, con opposte convinzioni, porta con sé: rischi di solitudine interiore intima, rischi accentuati dai momenti difficili e dolorosi che la vita a nessuno risparmia.
Il portare o riportare alla fede cristiana, non è frutto di industrie umane, neppure delle più intelligenti, sapienti e amorose (e le possiede veramente “lei”?), ma è dono di Dio che, se vuole aver bisogno degli uomini, anche in questo campo delicatissimo e importantissimo della fede, ne ha bisogno come di semplici strumenti della sua grazia. Auguro con tutto il cuore a “lei” di essere strumento di grazia, soprattutto con l'esempio e la pratica della vita cristiana.
L'importante per “lui” è che a tale grazia non ponga ostacoli. La fede cristiana è tanto ragionevole, ma non è frutto di un ragionamento, né conclusione di un sillogismo: è dono di Dio. Ma è altrettanto vero che Dio non dona a chi non è disposto: occorre, da parte nostra, una disponibilità. Spesso ciò che con parola altezzosa si definisce ateismo è mancanza di disponibilità: sembrerebbe una sciocchezza, ma è un ostacolo insormontabile.
Noi possiamo porre ostacoli alla grazia di Dio. Sono i brutti scherzi che ci giocano la sensualità (che e superbia della carne) e la superbia (che è sensualità dello spirito), la moda odierna di un certo conformismo anticonformista e, soprattutto, oggi, la superficialità. Il secolo della velocità, è anche, purtroppo, quello della superficialità. Raramente si studia a fondo un problema. Chi studia a fondo il problema di Dio - senza prevenzioni, ma con puro desiderio di verità - giunge certamente alle soglie del mistero di Dio. Chi studia a fondo il problema di Cristo - nel Vangelo e nell’insegnamento della Chiesa che Lo presenta agli uomini - giunge certamente alle soglie della fede cristiana.
All'uomo di buona volontà, che fa quanto può per giungere a tale meta, non manca mai la grazia di Dio che rende capaci dell'atto di fede cristiana.





2. L'antipatia è peccato?

« E' peccato sentire antipatia per qualcuno? (O. R. - Treviso).

Simpatia e antipatia spontanee sono fenomeni irrazionali, naturali, non ancora sufficientemente spiegati da fisiologi o psicologi. Spesso sentiamo antipatia per una persona senza conoscerla o al primo incontro (si dice comunemente che la prima impressione è quella buona, ma ciò è vero fino a un certo punto). Comunque, come fenomeno naturale, irrazionale, sentire antipatia non può essere peccato; peccato è semmai acconsentire a tale antipatia covando sentimenti poco benevoli verso chi c’è è antipatico. Il resistere c l'essere superiore alle antipatie non è di tutti, ma è frutto di grande virtù ed è sorgente di grande pace per l'anima.
(Radiocorriere-TV, n. 12, marzo 1965).



René Magritte "Falso specchio"



3. La catena di Sant’Antonio

“Che giudizio dare sulle ‘lettere a catena’, dette anche lettere di Sant’Antonio?” (B. S. - Salerno).

Accade spesso di ricevere da ignoto mittente una lettera dattiloscritta il cui contenuto è all'incirca il seguente: “Questa lettera ha fatto il giro del mondo e deve continuare a farlo ancora, in onore di S. Antonio. Copiatela in 13 copie e speditela ad altrettante persone. Se lo farete avrete fortuna, in caso contrario vi coglierà sventura”.
E' inutile dire che si tratta di volgare e grossolana superstizione ripetutamente condannata dalla Chiesa (e contro la quale più volte dal video si è scagliato anche il povero Padre Mariano). E’ dovere di ognuno che la riceve stracciarla e rompere così, per quanto è in lui, la catena di vergognosa superstizione.
(Radiocorriere-TV, n. 16, aprile 1965).